Oltre “La Grande Guerra”

7.11.2012 Piedimonte Matese.  Spesso ci si chiede che ne sarà dell’uomo dopo la solita guerra, l’ennesimo conflitto che divide la gente in due gruppi opposti, antagonisti nella scelta della vita o della morte? L’eterno altalenarsi del bene e del male in un susseguirsi di vicende, di tragedie che marcano la storia in un segno indelebile di infamia e codardia. Tutti abbiamo l’istinto  di ripudiare la sopraffazione, la cancellazione delle aspirazioni di ognuno nel nome di una superiorità dove l’egoismo e la crudeltà la fanno da padrona. Ma si sa che l’uomo spesso dimentica la sua intelligenza e poi si abbrutisce. Dopo una lunga e sanguinosa guerra la pace poi  mette a posto tutto distendendo  gli animi e le anime. I giovani sono sempre esenti da questa schiavitù e la loro unica responsabilità è quella di mantenere nel tempo la convinzione che una pace giurata è una pace delegata. Questa scommessa va vinta quando la memoria della storia è un’opportunità che va coltivata e tramandata alle generazioni presenti e future, quando la stessa è il tramite di un insegnamento, di un ammonimento.

Nella settimana dedicata alla settimana della memoria a Piedimonte Matese dal 3 al 9 novembre 2012, è successo che oltre a onorare i caduti, a festeggiare i pochissimi superstiti dell’ultimo conflitto mondiale a dibattere sul tema ci siamo ritrovati a guardare quel capolavoro della cinematografia italiana, datato 1959, che va sotto il nome di “La Grande Guerra” del compianto Mario Monicelli “il grande vecchio”. Una proiezione rispolverata in onore e per da conto ad alcune centinaia di ragazze e ragazze convenute e invitate dall’Assessore all’Istruzione e alla Cultura, Costantino Leuci, in un sala del Cotton Movie di Piedimonte Matese. Grande partecipazione di quasi tutte le classi degli istituti superiori della cittadina matesina coinvolte e ispirate a questa visione dalla forte eloquenza e capacità oratoria del Professore Leuci ordinario della cattedra di Storia e Filosofia del liceo di Piedimonte Matese. Dopo un’asciutta e sobria presentazione del significato e della valenza artistica del film alla platea (nell’inquadramento storico della trama raccontata e nelle ragioni che in essa si trovano) Leuci ha invitato chiunque a riflettere su quel tragico periodo dove l’avvento della prima guerra mondiale, ultima guerra d’indipendenza, ha portato alla morte migliaia di giovani italiani, di qualsiasi entroterra nazionale, in un tripudio di rassegnata abnegazione e inutili sofferenze. Quando le masse muoiono indifferentemente, senza che la distinzione dei dialetti della cultura personale li può salvare dall’ineluttabile, allora muore l’uomo con le sue opposizioni, le sue miserie e  i suoi limiti. La parola è stata poi data al giovane giornalista Michele Menditto che ha tracciato stilisticamente i tratti salienti del film ribadendo la sapiente regia di Monicelli anche nella scelta di utilizzare per le attrici protagoniste delle luci naturali e non da set per meglio far trasparire l’umanità dei personaggi. In di più l’assenza di qualsiasi retorica nel film e la capacità dello sforzo produttivo di bilanciare la trama con una componente tragico comica come nella migliore tradizione della commedia all’italiana. Un grande e spontaneo applauso ha concluso la proiezione nel silenzio pensieroso della sala. Il primo commento a caldo di un giovane liceale: “E’ stato un bellissimo film, forse il migliore che ho visto fino adesso, il vero protagonista? La guerra! nella sua crudezza ma nella sua verità”.

“Noi credevamo” il film di Mario Martone di qualche anno fa ci ha portato a rivisitare il risorgimento italiano e i suoi genuini slanci e ci induce a dire ora “Noi crediamo” oggi più che mai in una “pace” che è stata quella agognata e per cui sono stati pronti a morire i nostri progenitori.

[ravin]